venerdì 1 febbraio 2013

WELFARE CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA A CONFRONTO


Giovedì 31 gennaio 2013 presso l'Auditorium San Fedele di via Hoepli si è tenuto un confronto tra i candidati alla presidenza della Regione Lombardia sul Welfare.
Oltre alla nostra Silvana Carcano hanno aderito all'incontro l'Avv. Ambrosoli, l'On. Albertini e l'On Salvini.
L'incontro è stato condotto da Cristiano Gori direttore di Lombardiasociale.it, ai candidati sono state sottoposte alcune domande, riguardanti i temi prioritari del welfare sociale.



INTERVENTI DI SILVANA CARCANO
I° INTERVENTO
II° INTERVENTO
III° INTERVENTO
IV° INTERVENTO
V° INTERVENTO
VI° INTERVENTO
VII° INTERVENTO
VIII° INTERVENTO
IX° INTERVENTO
X° INTERVENTO
XII° INTERVENTO
XIII° INTERVENTO

Di seguito le risposte del Movimento 5 Stelle alle domande proposte ai candidati


 RISPOSTE ALLE DOMANDE
DI LOMBARDIASOCIALE PER L’INCONTRO DEL 31-01-2013


DOMANDA 1
QUALE FUTURO VOLETE PER IL WELFARE SOCIALE IN LOMBARDIA?

Condividiamo l’idea di welfare lombardo proposto da Lombardiasociale e cioè “il sistema dei servizi sociali, sociosanitari e socio educativi – di titolarità di Comuni e Asl – erogati al fine di alleviare, rimuovere o prevenire condizioni di disagio e/o mancanza di autonomia”, ma vogliamo sottolineare come per noi questo sistema deve necessariamente essere in stretto e significativo collegamento con gli altri sistemi: come la scuola, la sanità, l’ambiente, il trasporto, il lavoro, la casa,…

Per noi il welfare è una stella importante del nostro programma, ma acquista senso pieno solo se inserita in una “costellazione” di altri interventi da cui esso dipende e con cui esso interagisce.

Infatti, per noi il benessere di una comunità si misura anche con la legalità, con il rispetto dei diritti civili e delle pari opportunità, con la sicurezza, con il governo del territorio e le politiche ambientali, con la sanità e con la scuola, con l’economia e con il lavoro.

Inoltre, da un punto di vista di metodo, noi vogliamo riconoscere un ruolo di protagonista ad ogni cittadino, singolo ed associato. Siamo convinti che solo realizzando forti ed intense alleanze con il Terzo e Quarto Settore sia possibile giungere, come Pubblica Amministrazione Regionale, a soddisfare non solo i bisogni dei nostri cittadini, ma anche i loro desideri di cambiamento, i loro sogni di emancipazione e di benessere: siamo convinti che nessun cittadino voglia essere assistito, e quindi dobbiamo aiutare ognuno ad essere protagonista attivo della propria vita, del proprio lavoro e del proprio benessere.

Vogliamo aiutare tutti i cittadini, partendo da quelli più in difficoltà, a tornare a sognare.

Per far ciò, siccome non siamo solo grandi sognatori, ma anche molto concreti ed operativi, nelle risposte alle domande successive vi dirò come il Movimento 5 Stelle pensa concretamente di realizzare il Welfare futuro lombardo.


DOMANDA 2.1
QUALE TIPO DI IMPEGNO SI SENTONO DI ASSUMERE I CANDIDATI PER IL PROSSIMO QUINQUENNIO RISPETTO AL BUDGET PER IL WELFARE SOCIALE (I FONDI GESTITI DALLA DG FAMIGLIA)?

Sappiamo bene che cinque sono stati i principali canali di finanziamento dei servizi sociali:
1      le risorse proprie dei Comuni
2      il Fondo Sociale Regionale (FSR)
3      il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (FNPS)
4      il Fondo per la Non Autosufficienza (FNA)
5      ulteriori risorse dedicate a livello nazionale o regionale (Fondo Sociale Affitti, Fondo per la prima infanzia, Risorse dell’intesa Stato Regioni, Fondo per le politiche giovanili…)

Tutti questi fondi hanno avuto negli ultimi anni tagli importantissimi: basta ricordare che i fondi statali hanno avuto riduzioni di oltre il 96%.
Sappiamo che con la legge di stabilità dello scorso dicembre sono stati finanziati per il 2013 il FNPS per € 300 milioni ed il FNA per € 275 milioni e noi ci auspichiamo che non sia un intervento elettorale, ma che tornino ai territori associati e che non siano eccessivamente vincolati da Regione Lombardia, in quanto riteniamo debba essere riconosciuta l’autonomia di analisi del bisogno e di spesa ai singoli territori associati negli Ambiti dei Piani di Zona.

Fanno eccezione i finanziamenti degli interventi socio-sanitari che hanno avuto piccoli, ma costanti incrementi.
Anche la spesa sanitaria, sempre in costante ed importante aumento, dal 2013 subirà un’importante inversione di tendenza.

In questo contesto, sicuramente difficile, ci sentiamo ugualmente convinti di poterci impegnare a garantire una discreta crescita del finanziamento delle politiche di welfare, finalizzata a sviluppare la qualità e la quantità dei servizi.


DOMANDA 2.2
SU COSA SI BASERÀ L’IMPEGNO DEI CANDIDATI PER LA CRESCITA/MANTENIMENTO DELLE RISORSE PER IL WELFARE SOCIALE?

Per rendere tale impegno non solo una vana promessa elettorale, siamo convinti che Regione Lombardia debba:
1      ridurre i posti letto per gli acuti (ad esempio, è possibile ridurre le 21 cardiochirurgie presenti sul nostro territorio regionale, senza perdere l’eccellenza e l’avanguardia della cardiochirurgia lombarda) che hanno un costo di circa € 1.000 al giorno, mantenendo e concentrando le molte eccellenze sanitarie presenti
2      aumentare i posti letto per post-acuti (che hanno un costo di circa € 180-200): è necessario e non più rimandabile riconvertire i piccoli ospedali in centri della salute e prevenzione secondaria(Sostituendo i Creg che così come progettati non rispondono alle reali esigenze dei malati cronici) sotto controllo U.S.L. (Ci rifiutiamo di chiamarle ASL per l’Ossimoro) nei quali le figure che si occupano di prevenzione come (Laureati in Scienze motorie, educatori alimentari, Fisioterapista, Terapie complementari, terapista occupazionale Etc.Etc.) che sono insostenibili non solo da un punto di vista economico, ma anche dal punti di vista della qualità.
3      vanno non solo specificati e perfezionati i protocolli sanitari, ma anche e soprattutto i controlli sulla loro esecuzione: se un intervento non viene eseguito adeguatamente e deve essere poi rifatto (magari in un altro ospedale) Regione Lombardia paga due volte l’intervento
4      farsi carico delle spese socio-sanitarie impropriamente caricate sui Comuni (come RSA e CDD)
5      stimolare e realizzare a livello sovra-comunale sia la lettura del bisogno sociale che la gestione dei servizi e delle funzioni

Non possiamo dimenticare che una rivisitazione degli investimenti immobiliari di Regione Lombardia potrebbero portare una importante liquidità anche nella spesa corrente: Regione Lombardia ha numerosi immobili sotto-utilizzati che potrebbero essere razionalizzati, anche attraverso contratti di ristrutturazioni energetiche da affidare alle società ESCO.

Tutti questi punti, permettono di LIBERARE RISORSE TERRITORIALI PER GESTIONI ASSOCIATE E PER SERVIZI INNOVATIVI.

Vanno inoltre “revisionati” i servizi più consolidati, anche alla luce di quanto di più innovativo si è prodotto negli ultimi anni. Alcuni esempi:
1      Le Assistenti familiari (concretamente: una famiglia decide di mantenere il congiunto a domicilio grazie, non solo all’ ADI assistenza domiciliare integrata USL, di cui valuteremo la convenienza della esternalizzazione, rispetto alla gestione con risorse interne, ma se riesce a permettersi un’assistente familiare solitamente straniero) offrono servizi che integrati alla classica di assistenza domiciliare rappresenta un servizio capace di risolvere in modo risolutivo il problema
2      La promozione dell’accreditamento e dei necessari ed indispensabili controlli successivi sui nidi familiari rispetto alla gestione diretta dei servizi prima infanzia (come gli asili nido) permettono di ridurre non solo i costi degli enti pubblici, ma anche di allargare l’offerta dei posti nido alle famiglie lombarde
3      La promozione di politiche di community-care nella gestione dei servizi a favore delle nuove povertà, come il censimento di appartamenti sfitti e un piano casa che ne preveda la piena occupazione a prezzi calmierati, per le fasce più deboli, l’integrazione lavorativa ed interventi quali il last minute market

Infine, volendo dare un respiro nazionale alle politiche sociali, crediamo necessario riequilibrare la spesa a favore dei servizi, riducendo quella per pensioni-indennità economiche, introducendo puntuali meccanismi di equità e di solidarietà che obblighino chi può a compartecipare alle spese e a rinunciare a benefici economici.

E’ necessario ed indispensabile anche riequilibrare la spesa a favore delle nuove povertà (come il reddito di cittadinanza e gli affitti calmierati), dei giovani e delle famiglie che devono poter tornare a spendere non solo per servizi e beni primari.


DOMANDA 3
TRA GLI INTERVENTI PER GLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI, QUALE SARÀ L’INTERVENTO PRIORITARIO CHE PROMUOVERETE?

Gli interventi prioritari che promuoveremo nell’area della non autosufficienza sono:
1      La valutazione integrata del bisogno degli anziani. I Centri di Assistenza Domiciliare (centri di valutazione e di presa in carico multidimensionale dell’area anziani, di cui come già detto valuteremo la convenienza della re-internalizzazione) devono diventare ordinari ed allargare la propria competenza anche ad altre aree (come quella dei disabili, dei minori e degli adulti): la valutazione e la presa in carico delle persone deve avvenire in modo unitario e complessivo. Si deve superare la frammentazione e la suddivisione delle competenze, delle funzioni e dei ruoli tra USL e Comuni
2      La realizzare di strutture intermedie tra ospedale e domicilio, capaci di dare risposte più allineate ai bisogni ed in grado di contenere i costi. Come già detto, devono essere aumentati i posti letto per post-acuti (che hanno un costo di circa € 180-200, rispetto ai 1.000 euro dei posti ospedalieri): è necessario e non più rimandabile riconvertire i piccoli ospedali (che sono insostenibili non solo da un punto di vista economico, ma anche dal punti di vista della qualità)
3      E’ necessario valorizzare e sostenere il lavoro domiciliare di cura anche con una quota del fondo sanitario, che non può essere riservata solo alla residenzialità: va premiato (proprio con una quota sanitaria) e promosso l’intervento di cura informale e delle assistenti familiari


DOMANDA 4.1
QUALE RUOLO SI IMMAGINA PER IL TERZO SETTORE NELLA PROGRAMMAZIONE DEL WELFARE SOCIALE NEI PROSSIMI ANNI?

Riprendendo e condividendo l’idea di welfare lombardo proposto da Lombardiasociale e cioè “il sistema dei servizi sociali, sociosanitari e socio educativi – di titolarità di Comuni e Asl – erogati al fine di alleviare, rimuovere o prevenire condizioni di disagio e/o mancanza di autonomia”, vogliamo sottolineare come per noi questo sistema deve necessariamente arricchirsi ed essere in profonda relazione ed alleanza con tutto il Terzo Settore (e quindi le associazioni di volontariato, le cooperative sociali e le fondazioni) ed il Quarto Settore (le famiglie, ed in particolare, ma non solo, quelle organizzate in associazioni specifiche).
Di conseguenza, le politiche sociali non possono esulare dal considerare in modo forte e significativo il ruolo del Terzo e del Quarto Settore come risorsa, non solo nella fase di gestione di servizi (spesso appaltati dall’ente pubblico solo per ridurre i costi interni attraverso procedure che premiano il massimo ribasso, con conseguente riduzione della qualità del servizio, ed il non rispetto dei contratti Collettivi Nazionali Sanitari del lavoratore e soprattutto delle lavoratrici), ma anche nelle fasi di valutazione del bisogno, di progettazione e di realizzazione degli interventi.


DOMANDA 4.2. IN QUESTO MOMENTO LA COOPERAZIONE SOCIALE E’ IN DIFFICOLTA’, PER DIVERSI MOTIVI: CRESCIUTA PRESSIONE FINANZIARIA, INCREMENTO DELLA DOMANDA, MINORE POSSIBILITA’ DI SPESA DELLE FAMIGLIE ECC. VEDE NEL PROSSIMO FUTURO POSSIBILI INTERVENTI A SOSTEGNO DI QUESTO SOGGETTO?

Condividiamo la necessità di mantenere i seguenti strumenti di sostegno del Terzo Settore:
1      politiche di finanziamento dei servizi che vengono esternalizzati, solo dopo attenta valutazione della convenienza che non deve essere fatta esclusivamente su base economica.
2      strumenti di sostegno alla cooperazione come impresa (contributi alla capitalizzazione, i finanziamenti agevolati a progetti di sviluppo, e l’esenzione IRAP)
3      assegnazione agevolata di commesse di lavoro pubbliche

A questi aggiungiamo la promozione di un grande patto regionale con il Terzo e Quarto Settore, che deve contenere dal nostro punto di vista almeno i seguenti punti-impegni reciproci:
1      le procedure di affidamento al Terzo Settore devono escludere gare al massimo ribasso, ma al contrario che devono tutelare la qualità dei servizi affidati e i diritti dei lavoratori nel rispetto dei Contratti Nazionali di Lavoro. E’ indispensabile prevedere significative forme di controllo (come rapporti obbligatori con la Corte dei Conti e con le Organizzazioni Sindacali di categoria)
2      l’impegno ad attenersi ai rispettivi termini di pagamento concordati (intesi Pubblica Amministrazione verso Terzo Settore e Terzo Settore verso propri dipendenti)
3      il mantenimento dei livelli di assistenza fino ad ora assicurati, con risorse economiche sufficienti;
4      l’investimento nella sperimentazione / innovazione nell’ambito dei servizi alla persona, senza le quali il welfare non si rinnova;
5      l’impegno comune nell’individuazione di risorse aggiuntive, finalizzate a innovazioni, sperimentazioni e ricerca nel sistema di protezione sociale e di elaborazione di adeguate politiche sociali;
6      la disponibilità a sviluppare relazioni e azioni di rete all’interno della comunità locale per la crescita di una cultura solidale e per il miglioramento della qualità della vita e dei percorsi di accesso al welfare;


DOMANDA 4.4
I CANDIDATI INTENDONO ANDARE IN CONTINUITÀ CON QUESTO MODELLO DI DIFFERENZIAZIONE NETTA O INTENDONO INTRODURRE PROSPETTIVE DIFFERENTI NEL RAPPORTO ASL-COMUNI? E IN QUESTO SECONDO CASO, QUALI?

Crediamo molto importante considerare la persona come un unico soggetto non suddiviso e frammentato e ci piacerebbe che anche la Pubblica Amministrazione riuscisse a formulare dapprima valutazioni del bisogno, e successivamente risposte e prese in carico, profondamente integrate, coerenti ed unitarie.

Regione Lombardia, come già detto, è sicuramente riuscita a raggiungere in ambito sanitario delle eccellenze nazionali. Ma va anche ricordato che è necessario perseguire e combattere il sistema di lobby presente e la corruzione che ha interessato dal di dentro proprio il sistema sanitario lombardo: vanno aumentati i controlli interni ed esterni relativi all’operato (come l’applicazione dei protocolli sanitari, le procedure di acquisto e di accreditamento) di ASL e Regione. E’, tra l’altro, fondamentale potenziare il centro unitario di acquisto regionale.

Tuttavia, la profonda separazione tra il sistema sanitario e quello sociale e l’assenza di dispositivi per il raccordo e l’integrazione tra questi due sistemi (come il budget unico e la promozione di forme di gestione integrate, la formalizzazione di raccordi istituzionali, organizzativi e finanziari tra ASL e Comuni) sono dal nostro punto di vista da superare.
Le poche esperienze di integrazione avviate sono effettivamente per lo più organizzative e derivate da iniziative sperimentali su base locale oppure sperimentate da Regione per brevi periodi e senza poi darne continuità e sistematizzazione a livello regionale.

Ricordiamo ancora che sperimentazioni eccellenti come i Centri di Assistenza Domiciliare devono diventino ordinari ed allargare il proprio intervento anche ad altre aree.


DOMANDA 5
TRA GLI INTERVENTI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ, QUALE SARÀ L’INTERVENTO PRIORITARIO CHE PROMUOVERETE?


Gli interventi prioritari che promuoveremo nell’area della disabilità (che dal nostro punto di vista è contenuta pur con delle specificità nell’area della non autosufficienza) sono:
1      La valutazione integrata e la definizione di progetti di vita personalizzati
2      La garanzia della necessaria copertura del sostegno scolastico a tutti gli alunni disabili
3      La garanzia della piena applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza Nazionali: ad esempio, non è più accettabile che mentre a livello nazionale è previsto che i Centri Diurni Disabili siano finanziati al massimo per il 30% dal Fondo Sociale e per il 70% dal Fondo Sanitario in Lombardia spesso avvenga l’esatto contrario, togliendo importanti risorse al sociale. Il primo modo per finanziare il welfare è utilizzare in modo appropriato le risorse.
4      In attesa dell’auspicata soppressione delle Province è necessario che Regione Lombardia definisca chiaramente di chi sono le competenze in materia di diritto allo studio nelle scuole superiori, non lasciando la sua definizione alle stanze dei tribunali amministrativi: oggi ci sono Provincie che erogano servizi ed altre no e, quindi, cittadini di serie A ed altri che restano fuori dal gioco!



DOMANDA 6.1
QUALE STRADA VERRÀ INTRAPRESA: VOLETE LAVORARE PER RAFFORZARE IL PRESIDIO DEL PERCORSO NEI SERVIZI O PENSATE SIA UNA STRADA DA NON PERCORRERE? SE SI’ QUALI PASSI ATTUATIVI INTENDETE COMPIERE?

Come già ribadito a proposito di anziani e disabili, nonché di integrazione tra ASL e Comuni, crediamo fondamentale insistere nella direzione di definire dei Punti di Accesso Unitari, capaci non solo di accogliere, orientare e valutare il bisogno della persona, ma anche e soprattutto di attivare la presa in carico integrata e quindi l’erogazione di interventi.

Un esempio concreto è il rafforzamento e l’informatizzazione dei PUA e dei CeAD: è indispensabile arrivare a definire una cartella del cittadino completamente informatica, in grado di raccogliere tutte le informazioni relative al cittadino (da quelle sociali, a quelle sanitarie, senza escludere quelle di carattere economico, come l’ISEE e tutte le proprietà immobiliari e mobiliari,…).
La cartella del cittadino informatizzata è uno strumento non più rimandabile indispensabile per il cittadino (che non deve più andare in giro con plichi di carta) e per la PA non solo per eseguire gli opportuni controlli, ma anche per attivare interventi in modo adeguato e trasparente.

La cartella del cittadino semplificherebbe la valutazione e la presa in carico delle persone, che deve avvenire in modo unitario e complessivo, senza separare il bisogno della persona.


DOMANDA 6.2
VOI INTENDETE ABBANDORNARE L’UTILIZZO DEI VOUCHER OPPURE VOLETE DIFFONDERLO? QUALORA INTENDIATE DIFFONDERLO POTETE FARE ESEMPI CONCRETI

Il voucher presenta notevoli punti critici, tra cui un mercato non ancora pronto (specie in alcuni settori come i Centri Socio Educativi ed i Servizi per la Formazione all’Autonomia per disabili) e le famiglie non sempre capaci di scegliere autonomamente e liberamente il servizio da attivare.

Tuttavia, crediamo vada sostenuto, in quanto con adeguati accorgimenti permette di controllare non solo la spesa e la libera scelta della persona, ma anche di monitorare l’evoluzione dei progetti sociali attivati.
Infatti, dal nostro punto di vista, il voucher può essere ben utilizzato in settori come quello della prima infanzia e quello dell’orientamento e dell’integrazione lavorativa, dove permette di controllare non solo la spesa, ma anche l’evoluzione progettuale del singolo percorso.
Anche per la gestione dell’assistenza domiciliare rappresenta uno strumento valido per permettere interventi in orari differenti della giornata e della settimana.

Vanno, tuttavia e necessariamente mantenuti e rafforzati i controlli, che rappresentano una competenza propria dell’ente pubblico e non delegabile ad altri soggetti.


DOMANDA 7
TRA GLI INTERVENTI PER I MINORI E LE FAMIGLIE, QUALE È SECONDO VOI PRIORITARIO E SOSTENIBILE?

Gli interventi prioritari che promuoveremo nell’area minori sono:
     L’integrazione (Comuni, ASL ed Ospedali) della valutazione e della presa in carico delle famiglie multiproblematiche con minori
     Un ampliamento del sistema di offerta adeguato afferibile sia all’ambito sociale sia all’ambito socio sanitario
     L’applicazione di correttivi equi all’ISEE in considerazione della situazione familiare, anche sulle risultanze della sperimentazione del quoziente familiare
     La garanzia dell’accesso ai servizi prima infanzia con contributi diretti alle famiglie con minori
     La promozione di politiche di conciliazione e di telelavoro e di welfare aziendale


DOMANDA 8.1
I VOSTRI PROGRAMMI PREVEDONO INTERVENTI PER REGOLARE I LIVELLI DELLE RETTE NEI SERVIZI DEL WELFARE SOCIALE LOMBARDO? SE INTENDENTE INTERVENIRE IN MERITO, AVETE PENSATO A QUALCHE AZIONE RIVOLTA A TUTELARE GLI UTENTI CON MINORI DISPONIBILITA’ ECONOMICHE?


E’ per noi molto importante promuovere regole omogenee a livello regionale di accesso ai servizi e livelli regionali essenziali di assistenza, insieme alla definizione di compartecipazioni omogenee a livello regionale, salvaguardando l’autonomia degli enti locali in materia.
Vogliamo, infatti, garantire maggiore omogeneità rispetto all’attuale sia nell’accesso che nell’offerta dei Servizi, dando particolare attenzione alle aree delle nuove povertà, del lavoro, della disoccupazione giovanile e dell’abitare.

Dal nostro punto di vista, la prima cosa da fare (come già sostenuto) è garantire la piena applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza Nazionali: se, ad esempio, i Centri Diurni Disabili avranno costi che ricadranno solo al 30% sul Fondo Sociale, sarà più semplice individuare forme di compartecipazione a carico delle famiglie e livelli omogenei di rette.

Come già detto, vanno introdotti puntuali meccanismi di equità e di solidarietà che obblighino chi può a compartecipare alle spese e a rinunciare a benefici economici.
Partendo dalle risultanze della sperimentazione del quoziente familiare è indispensabile apportare dei correttivi equi all’ISEE, proprio in considerazione della situazione familiare.

Ricordiamo, infine, che è per noi importante garantire un reddito minimo di cittadinanza, che dovrà essere perseguito anche con risorse regionali (destinando ad esempio la quota di IRPEF regionale).





DOMANDA 8.2
NEI SERVIZI PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI E PERSONE CON DISABILITA’, NELLA RIPARTIZIONE DEGLI ONERI DELL’ASSISTENZA TRA ENTI PUBBLICI E UTENTI, IL FATTO CHE CI SIA UNA FAMIGLIA CHE PUÒ CONTRIBUIRE ALLE SPESE PUÒ RILEVARE IN DIVERSO MODO. SIETE INTENZIONATI A REGOLARE IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA DELL’UTENTE NELLA COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DEI SERVIZI? SE SI IN CHE MODO?


Come già detto, vanno introdotti puntuali meccanismi di equità e di solidarietà che obblighino chi può a compartecipare alle spese e a rinunciare a benefici economici, anche in quei settori come la non autosufficienza e la disabilità, in cui si è meno abituati a compartecipare.
E’ corretto che il congiunto di una famiglia benestante percepisca indennità economiche e/o pensionistiche calmierate rispetto alla propria condizione e che vadano riconosciuti benefici più ampi a chi è maggiormente in difficoltà.

Infine, partendo dalle risultanze della sperimentazione del quoziente familiare ripetiamo che ci appare indispensabile apportare dei correttivi equi all’ISEE, proprio in considerazione della situazione familiare.



DOMANDA 9
TRA GLI INTERVENTI PER IL CONTRASTO DELLA POVERTÀ E DEL DISAGIO, QUALE SARÀ L’INTERVENTO PRIORITARIO CHE PROMUOVERETE?

Gli interventi prioritari che promuoveremo nell’area della povertà sono:
     Il Reddito di cittadinanza
     La promozione di Last-minute market, con forti coordinamenti con l’associazionismo e le società di distribuzione

Un punto specifico è rappresentato dall’argomento “Casa”, per il quale riteniamo che:
     Vanno pensati accordi a livello regionale tra proprietari, sindacati, banche per facilitare la locazione a prezzi accettabili per l'inquilino e certi per il proprietario
     Vanno promosse esperienze del cosidetto abitare solidale quali la co-residenzialità parziale, i condomini solidali, reti di solidarietà interfamiliare e di vivinato elettivo.
     Non è assolutamente necessario procedere con la costruzione di nuovi appartamenti di edilizia popolare, vista l'enorme quantità di invenduto e gli elevatissimi costi gestionali
     Resta un'area particolarmente a rischio di infiltrazioni della malavita.

Infine, un ulteriore punto particolarmente importante è quello del “Lavoro”, per il quale riteniamo che:
     Vada stimolato lo sviluppo economico, a partire da un forte sostegno alle Piccole e Medie Imprese. Nello specifico:
     deve essere facilitato l’accesso al credito ed ai fondi di garanzia
     va istituito un Fondo di Garanzia Regionale per le PMI
     vanno realizzati servizi di supporto a chi crea PMI
     Vadano accreditati i servizi per l’orientamento , l’accompagnamento e l’integrazione lavorativa





DOMANDA 10.2 (probabilmente non viene fatta)
QUALE IMPEGNO I CANDIDATI INTENDONO ASSUMERE IN RIFERIMENTO ALL’ACCESSIBILITÀ DEI DATI, AL MONITORAGGIO E ALLA VALUTAZIONE DEL MODELLO DI WELFARE? QUALI AZIONI CONCRETE PENSATE DI POTER GARANTIRE?

Siamo per la totale trasparenza della gestione dei dati, per l’accesso garantito a tutti cittadini, compresa la pubblicazione in rete, fatto salvo il rispetto della legge sulla privacy.
Proponiamo protocolli di sperimentazione, monitoraggio e valutazione condivisi con i cittadini. Concretamente garantiamo la minuziosa condivisione critica, con tutti i cittadini, utenti e operatori, della programmazione e del controllo dei modelli in attuazione e in divenire.


DOMANDA 11 (da completare)
OGNUNO DI VOI HA PRESENTATO LE PROPRIE IDEE E ASCOLTATO QUELLE DEGLI ALTRI. VOLETE PER FAVORE, SOTTOLINEARE QUALI SONO LE PECULIARITÀ DELLA VOSTRA PROPOSTA COMPLESSIVA PER IL WELFARE SOCIALE LOMBARDO E IN COSA SI DIFFERENZIA MAGGIORMENTE DAGLI ALTRI CANDIDATI?

Siamo per il ritorno ad una visione del Welfare Sociale inteso come rete di accesso ai servizi di qualità nel rispetto dell’utenza e delle condizioni contrattuali degli operatori, libero da interessi economici privatistici.

La differenza per noi è il metodo: non abbiamo una segreteria di partito che ci detta le regole ed il programma, ma abbiamo cittadini attivi, che rappresentando contemporaneamente la visione dell’utenza e quella degli operatori in ambito socio-sanitario, si incontrano, si confrontano e fanno proposte, che vengono condivise, valutate e votate.

Il nostro è un programma in divenire, in continua evoluzione, poiché sono sempre di più le persone che prendono parte attiva alle discussioni ed ai confronti e che arrivano a fare proposte.







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